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IL TEATRO SOCIALE DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE: UNA FATICOSA RIPRESA* di Luigi Sangiovanni
Finita la prima guerra mondiale, così terribilmente vicina a Cittadella, nel momento delicato del trapasso dall'eccezionalità bellica alla normalità del vivere civile, la Società Teatrale (quel gruppo di privati cittadini, i "palchettisti", comproprietari e fondatori del Teatro Sociale) tornava a riunirsi. Era il pomeriggio del 18 marzo 1919 e l'adunanza era stata preceduta da un incontro informale di alcuni soci, il 10 dello stesso mese, in una saletta dell'albergo "Il Cappello", incontro nel quale fu stigmatizzata la situazione del Teatro, che versava "in uno stato deplorevole … a causa dell'occupazione militare". Lo storico edificio era stato infatti concesso all'esercito, senza uno straccio di "stato di consistenza", per un canone di cui non si conosceva l'importo, dato che il cassiere del Teatro non l'aveva mai riscosso. Per di più il presidente della Società "si assentava dalla città fin dal novembre 1917", senza lasciare notizie sui bilanci della sua amministrazione, né tanto meno una persona che lo sostituisse. Fu quindi eletto un nuovo presidente (il dott. Paolo Favaretti), che accettò l'incarico "fino almeno al completamento dei lavori di ristauro del teatro e fino a tanto che non si sia ottenuto il risarcimento dei danni da parte dell'Autorità Militare". Il 7 ottobre 1919 la Società si riuniva nuovamente; erano presenti: il presidente dottor Favaretti e i commissari Fabris e Damiani e i signori ing. G. Busetto, F. Ferrettoni, avv. G. Bastianello per il padre. Nell'occasione il presidente scioglieva ogni riserva nell'accettare la carica per l'urgenza di prendere in consegna il Teatro dall'autorità militare e si impegnava di svolgere tosto le lunghe pratiche colla Sottodirezione del Genio di Padova per ottenere l'indennizzo per i molti danni recati al Teatro per l'occupazione militare e di compiere senza indugio tutti i lavori di ristauro. Nella stessa riunione veniva nominato segretario del Teatro il maestro Ciro Bianchi. Le difficoltà sopra lamentate dovettero apparire insormontabili, tanto da far affiorare l'idea di cedere il Teatro a qualche privato. Nell'assemblea straordinaria dell'8 dicembre 1919 fu discussa infatti la proposta di un'Impresa composta da certi Rossetto e Favaro di Venezia per ottenere la cessione del Teatro. Il presidente legge le proposte di detta impresa e le controproposte della presidenza. Si apre una animatissima discussione pro e contro. Qualcuno propose allora di cedere il Teatro a tempo (tre anni), ma anche questa proposta non fu accolta. Lo fu invece quella del sig. Malatesta: "Si dà facoltà alla Presidenza di presentare all'Impresa la convenzione già proposta dal Presidente e, qualora questa non accettasse l'articolo 6, la Presidenza potrà addivenire a nuove trattative sulla cessione dei palchi privati nei limiti della proposta dell'Impresa". Con tutta evidenza l'Impresa non accettò tali condizioni, visto che la gestione del Teatro continuò ad essere cittadellese, grazie anche ai contributi straordinari dei soci palchettisti. Riguardo al risarcimento per l'occupazione bellica, il 27 settembre 1921 fu finalmente annunciato: che il Cassiere à ricevuto l'ultimo mandato a saldo dei danni di guerra da parte del Genio Militare. Complessivamente fu riscossa la bella somma di circa 21.000 lire.
* Tutte le citazioni in corsivo sono tratte da documenti dell'Archivio Comunale di Cittadella, Teatro Sociale, b. 18.
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