PRODUZIONI

TEMPESTA
autore:Anagoor
compagnia:
tipo:professionale
regia:Simone Derai
anno:2009
attori:Anna Bragagnolo, Pierantonio Bragagnolo
descrizione:"Tempesta" è un viaggio esplorativo e immaginifico nell'universo pittorico e simbolico dell'omonimo dipinto di Giorgione, fondamentale artista del Rinascimento italiano e originario di Castelfranco Veneto, da dove proviene anche Anagoor, il giovane gruppo teatrale che omaggia l'illustre cittadino con una performance-installazione di raffinato gusto. "la Tempesta", spettacolo complesso e intrigante, si fonda sulla poetica delle arti visive in un montaggio molto simile al tableaux-vivant, cui corrisponde un sapiente uso della musica, sempre presente nella sua alternanza tra sonorità e rumori elettronico-industriali e citazioni di voci e melodie antiche. L'impianto scenografico, che recupera la concezione dello spazio della pittura, modella geometrie e ospita oggetti che alludono alla frattura della simmetria tra l'età di Giorgine e la nostra contemporaneità: sulla destra due schermi sospesi in verticale proiettano immagini relative a dettagli che anticipano o precedono passaggi narrativi, particolari dei personaggi, le acque prima impetuose poi calme della tempesta; sulla sinistra c'è un enorme cubo di vetro che, avvolto di fumo, diventa luogo delle ombre e delle visioni, scatola delle meraviglie. L'inizio dello spettacolo sembra evocare la genesi primordiale: un uomo (Pierantonio Bragagnolo) e una donna (Anna Bragagnolo) emergono da una fitta nebbia, accompagnata da sonorità acque. Gli attori diventano figure dinamiche in quanto assumono simboli ora del mondo rinascimentale ora della contemporaneità. L'attore indossa una felpa con cappuccio, successivamente si spoglia per calzare abiti cinquecenteschi e una corazza, ma il moderno cappuccio rimane come segno distintivo degli adolescenti d'oggi. L'attrice si sdraia su un divano antico, sistemato nella stanza-prigione, si denuda e assume posa e sembianze di una delle tante Veneri immortalate dalla pittura coeva a Giorgine stesso. I due, come nel dipinto, non comunicano tra loro, si muovono estranei l'uno all'altro, isolati nei loro corpi che si esprimono attraverso un linguaggio sottile e lineare, intessuto di movimenti lenti, lentissimi, delicati, ovattati. Sembrano due novelli Adamo ed Eva in un improbabile giardino dell'Eden. L'atmosfera è rarefatta, sospesa. Esplode la furia della natura, la tempesta, simulata da un enorme ventilatore che soffia impetuoso e sbatte con violenza un drappeggio rosso. Poi ritornerà la quiete. Mossi dalla regia, puntuale e ordinata, di Simone Derrai, i due interpreti, fratelli nella vita e nell'arte, più che attori si dimostrano veri e propri performer dotati di una gestualità multiforme e complessa, in grado di interagire con estro creativo con l'orchestrazione degli strumenti tecnologici e la sequenza delle immagini. "Tempesta" di Anagoor, mirabile esempio di teatro visivo e sonoro, è stato applaudito dal pubblico presente in sala.

RIVELAZIONE
autore:Laura Curino, Simone Derai, Maria Grazia Tonon
compagnia:
tipo:professionale
regia:Simone Derai
anno:2009
attori:Paola Dallan e Marco Menegoni
descrizione:Giorgione è una delle figure più enigmatiche della storia dell'arte. Cercare di metterlo a fuoco è come osservare la costellazione delle sette sorelle, le Pleiadi: riesce meglio se uno non la fissa direttamente. Così ha fatto Anagoor con la complicità di Laura Curino: si è trattato di narrare Giorgione attraverso gli occhi di chi lo frequenta fin dall'infanzia e lo ha ormai sovrapposto alle immagini del quotidiano (Anagoor) e lo rivela per storie concentriche all'ospite stupefatto e preso per malia (Laura Curino). "In quei giorni di residenza e di scambio sono stata lì per insegnare loro un'arte, quella del narrare. Loro erano lì per insegnarmi un'artista, Giorgione, su cui stavano da tempo progettando un'opera teatrale, TEMPESTA. Anche al tempo di Giorgione l'antica bottega, il laboratorio degli artisti generava così il sapere: nel lavoro, nello studio e nello scambio". In questa sorta di lezione d'arte, poetica, sono raccontati l'artista, il suo tempo, il respiro delle opere, il clima che le pervade. Rivelazione è dunque la condivisione sincera di una ricerca e un ponte verso altre opere, e si accompagna alla grande mostra dedicata a Giorgione nel V Centenario della scomparsa, dalla sua città natale, tra dicembre 2009 e aprile 2010. "Volgiamo insieme lo sguardo verso le sette stelle di una ideale costellazione Giorgione. Per ciascun astro vi proponiamo una meditazione. Silenzio, natura umana, desiderio, giustizia, fede, diluvio e tempo sono i temi che nutrono le sette contemplazioni di altrettante opere di Giorgione: la Pala, i ritratti, la Venere Dormiente, la Giuditta, i Tre Filosofi, la Tempesta, il Fregio. Alla Pala e al Fregio, le due opere conservate a Castelfranco, il compito di aprire e chiudere il cerchio di questo piccolo e prezioso firmamento".

MAGNIFICAT
autore:
compagnia:
tipo:professionale
regia:Simone Derai
anno:2009
attori:Paola Dallan
descrizione:Come nasce una poesia? Di solito Alda Merini telefonava a Arnoldo Mondadori e quando diceva “Scrivi” lui poteva essere in qualsiasi situazione ma doveva trovare subito una penna un foglio e scrivere. Lei non si fermava, la sua poesia nasce e finisce di getto. Alda non corregge. Per esempio in via Pontaccio: un grande rumore di macchine, Arnoldo sentiva male la sua voce, si accovaccia per scrivere, “Scrivi!”, intimava Alda, e subito cominciava: “Su questo libro tu sei sorto, angelo dell’Annunciazione. Io mai avrei pensato che queste pagine diventassero ali. Le ali degli angeli sono calde, il loro pensiero sta dentro la notte, ma tu parli su uno spazio che io non conosco. Io adoro le stelle e la notte, ma tu sei il canto del mio mattino. Non capisco e te lo vorrei chiedere se tu sei sorto da me o se io sono sorta da te, e non sapevo che la carne potesse sparire per dar luogo a un pensiero creatore”. Arnoldo riesce a sentire tutto. Alda riattacca. Lui rilegge quello che lei ha dettato e lo impara praticamente a memoria. Corre a casa e aggiunge queste pagine a tutte le altre. Il libro è finito. Lo spettacolo è proprio questo: il flusso di una voce che sgorga dal nulla, filtrata dal gracchiare della comunicazione artificiale, una conversazione notturna tra amanti, parole dolorose in lenta emersione sulla pagina bianca del libro poeta. Al centro il mistero della complessa figura di Maria. Una delle voci più alte, più forti e personali della poesia del nostro tempo, racconta una Vergine diversa da come siamo abituati a pensarla. Non ne rappresenta la storia e la vita, ma evoca con inaudita forza visionaria la sua interiorità. La sua tenera fanciulla è una creatura di luce, di carne, fragile, smarrita, spaventata, e perdutamente innamorata di Dio.

GRIMM
autore:
compagnia:
tipo:professionale
regia:Simone Derai
anno:2008
attori:Paola Dallan, Alessandra Bragagnolo, Federica Mazzocco
descrizione:Le fiabe della tradizione tedesca così come furono raccolte dai fratelli Grimm . Queste storie erano concepite per i bambini ma non solo; oggi molte delle loro fiabe sono ricordate soprattutto in una forma edulcorata e depurata dei particolari più cruenti. Lo spettacolo si propone di recuperare filologicamente lo spirito originario delle housmarchen, con la loro l'ambientazione oscura e tenebrosa così come voleva la tradizione popolare ottocentesca. Accompagna la narrazione una colonna sonora e visiva potente come vuole la cifra stilistica di Anagoor. In questo lavoro, alle parole della fiaba, nelle cui pieghe si cela un fitto programma di simboli legati al viaggio iniziatico che ciascun cucciolo d’uomo deve intraprendere, si sovrappongono le immagini di una crescita vegetale ed animale tormentata ma entusiasmante. Nel video (che accompagna la narrazione delle sette fiabe) le immagini e lo stile dei documentari naturalistici classici viene completamente alterato per dar vita ad una storia tutta nuova e al contempo antichissima: quella della metamorfosi di ogni giovane virgulto, dei piccoli che si fanno grandi attraverso prove all’apparenza severe come il clima più rigido, impenetrabili come le foreste più buie, invalicabili come le montagne più alte. Si rivela così la natura stessa della fiaba, quella di essere chiave e codice –da consegnare ancora oggi ad ogni bambino- per la comprensione dell’esistenza e dei suoi cicli, delle sfide che nella vita ciascuno deve affrontare ed imparare a superare.

Con la virù come guida e la fortuna per compagna
autore:Anagoor
compagnia:
tipo:professionale
regia:Simone Derai
anno:
attori:Anna Bragagnolo, Pierantonio Bragagnolo, Roberto Berti, Moreno Callegari, Paola Dallan, Emanuela Guizzon, Marco Menegoni
descrizione:FORTUNY di Anagoor, di cui Con la virtù come guida e la fortuna per compagna è una delle sei performance di cui il progetto è costellato, prende avvio, accendendo la miccia del materiale esplosivo del passato, attraverso l’azione performativa in luoghi speciali di cui vengono risvegliate memorie insepolte: gli ex macelli del festival Contemporanea a Prato (How much fortune can we make? – Maggio 2010); la vecchia forgia della Centrale di Fies ( Wish me luck. – Luglio 2010); le antiche chiesette dell’Angelo a Bassano del Grappa (Con la virtù come guida e la fortuna per compagna – Settembre 2010) e di S. Vicente ad Evora in Portogallo. Risvegliata la memoria, si gonfia un fortunale da cui non c’è riparo, si può solo attendere d’essere investiti dall’urto delle sue onde. Qui, in occasione di questo episodio, torna la Venezia evocata da Fortuny. Tornano tutte le Venezie. Ogni sua immagine e ogni frammento d’immagine. Così chiede di tornare un mosaico danzante di fantasmi, un corteo in cui possano convivere i giovani delle Compagnie della Calza, la musica e il teatro rinascimentale, le danze delle korai greche e i viaggi per mare dei navigatori turchi e veneziani, Carpaccio e Proust, Venere, Fortuny e la Fortuna. L’azione consterà di una danza operata sulla memoria, e un canto, ricamato di ricordi, dove le voci intesseranno spire come labirinti, come gli intrecci decorativi delle stoffe di Fortuny. Un coro di performer crea quadri di un tempo senza tempo, reminescenza di una Venezia antica. Il movimento è scandito da pulsazioni ritmiche, o sospeso in suoni amniotici e liquidi, soundscapes submarini in cui ogni ambiente è immerso. Lo spazio di volta in volta diverso è trasformato in una grande nave, un’arca capace di raccogliere la memoria e traghettarla grazie al potere profondo dell’immagine. L’essenza della performance non è il movimento in sé, infatti, ma il tempo carico insieme di ricordo e di energia dinamica. Il site specific può essere arricchito da installazioni video, specificità della creazione artistica di Anagoor. Oggetto delle visioni su cui Anagoor sta lavorando sono le pietre di Venezia, il trascolorare della luce e i mosaici, l’iride e l’oro, il corpo di San Marco, ma anche e soprattutto l’atto blasfemo di distruzione delle gondole, e del loro portato simbolico, da parte delle compagnie di giovani in rivolta nel 1507 come raccontato da A. Chastel (“tutte le gondole in Canal Grande furono fracassate. Il mattino seguente, Venezia risvegliandosi, ammutolì di fronte allo scempio, cattivo presagio”). Ad evocare questi spettri un nutrito gruppo di giovani performer. Anagoor, da sempre, rivolge il proprio sguardo poetico verso l’adolescenza. L’adolescente che si scherma, come una crisalide, ma che, ribollente sotto il cappuccio, è pronto anche ad armarsi, è una delle figure principali del teatro visivo della compagnia. Il corto circuito con l’episodio storico che vide coinvolta, all’alba del declino della Serenissima, la meglio gioventù veneziana - la stessa che compare nei teleri di Vittore Carpaccio, prima fonte d’ispirazione anche per il poliedrico Mariano Fortuny - autrice di un gesto dal così forte valore simbolico, è immediato. Anche oggi. in una realtà come quella italiana, la disaffezione ignorante e criminale per la memoria culturale e per la bellezza, lo strazio subìto dalla terra e dal paesaggio, e il disagio di chi vive una delicatissima età di formazione corrono velocissimi su binari paralleli e talvolta spaventosamente si intrecciano. Non potrebbe essere altrimenti per chi nella fase di metamorfosi percepisce la fragilità delle cose preziose e la noncuranza con cui le cose preziose sono sacrificate in nome del profitto infinito. Un sentire che subito si incarna, ferisce, rende il sé duro e fragile al tempo stesso. Sono tensioni che vibrano latenti e minacciano di esplodere quando il sé in formazione, viene negato, conculcato, violentato. Quando a più livelli le figure genitoriali sono assenti o si fanno osservare senza vergogna sconvolte dal furore luminoso del dominio e della fortuna allora si addensano nubi all’orizzonte che non promettono niente di buono. E a Venezia, in epoca rinascimentale il legame tra fortuna e tempesta era ben conosciuto.