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PRODUZIONI |
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Dialogo de Cecco da Ronchitti |
autore:Girolamo Spinelli |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Bruno Lovadina |
anno:2010 |
attori:Federica Santinello
Gabriele Fanti
Bruno Lovadina
M° Luca Chiavinato (liuto) |
descrizione:Il Dialogo de Cecco di Ronchitti da Bruzene in perpuosito de la stella nuova si chiama “dialogo” perché, seguendo una consolidata tradizione, ha proprio questa forma: in scena vi sono contadini che, mentre tornano stanchi dai campi, chiacchierano tra loro in dialetto padovano; discutono di una “stella nuova” che d’improvviso è apparsa nel cielo notturno di Padova poco prima della metà di ottobre del 1604.
E discutono delle critiche che un “certo filosofo” ha diffuso contro un “certo matematico” secondo il quale quella nuova e brillante apparizione è indiscutibilmente una stella, con buona pace dei seguaci di Aristotele e le loro teorie sull’immobilità dell’Universo.
Infatti, pur con grande ironia e scambi veloci di battute, seguendo lo schema della scrittura di Ruzante, sempre vivace e senza cadute di ritmo, nel testo si confuta ciò che fino ad allora nessuno aveva osato discutere: le teorie aristoteliche.
Del matematico citato non viene mai fatto il nome, ma sappiamo di lui che è un uomo sulla quarantina, che insegna matematica a Padova, che ama Ruzante e conosce benissimo il dialetto e che nella prima metà del dicembre del 1604 ha tenuto tre seguitissime lezioni sulla “stella nova”. In una parola, è Galileo Galilei.
In effetti, non appena il Dialogo viene pubblicato, corre subito voce che il grande scienziato ne sia anche l’autore.
Pare ormai accertato che sotto lo pseudonimo si nasconda un monaco benedettino, Girolamo Spinelli, molto vicino allo scienziato, ma Galileo collabora, forse direttamente alla stesura, e di certo dà le direttive per la parte scientifica.
Lo spettacolo si propone di rendere il testo, e i suoi contenuti, fruibili e accattivanti anche per un pubblico moderno, restituendone il sapore di “gioco” che l’autore ha voluto dargli.
Avvalendosi delle innovazioni tecnologiche che rendono il Planetario di Padova luogo di eccellenza per la divulgazione scientifica, della consulenza dell’Accademia di musica Antica, della pluriennale esperienza di Gabriele “Lele” Fanti, l’Associazione Belteatro propone di gettare uno sguardo al cielo da una prospettiva originale, per rendere ancora una volta omaggio a una delle più significative figure della storia della scienza e della cultura mondiali…che nella nostra Padova trascorse “li diciotto migliori anni della mia vita”.
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Lo spirito Giusto |
autore:Federica Santinello |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Bruno Lovadina |
anno:2010 |
attori:Federica Santinello
Barbara Ammanati
Alberto Marescotti
M° Francesco Faldani |
descrizione:Sabato sera: Lui l'ha finalmente invitata a cena a casa sua e Lei è emozionatissima e vuole che tutto sia assolutamente perfetto.
E poiché, come sapeva già Ovidio “Il vino dà coraggio e rende gli uomini inclini alla passione”, decide di portare in dono al suo ospite una bottiglia.
Ma non una qualsiasi: dev'essere quella perfetta, capace di creare l'atmosfera giusta.
Ma come trovarla, se sa a stento distinguere un bianco da un rosso?
Per fortuna un'esperta e paziente enologa è pronta a darle il consiglio giusto.
Perché ogni vino racconta una storia diversa, e suggerisce situazioni, atteggiamenti, sorprese...
“Lo spirito giusto” è un omaggio al vino, alla sua capacità di suscitare emozioni, di evocare immagini, di creare situazioni, appositamente ideato per accompagnare degustazioni, cene e altri momenti che vedano come protagonisti prodotti eno-gastronomici.
Ed è un omaggio leggero, spiritoso, che gioca con gli stereotipi e i luoghi comuni ma con rigorosa esattezza scientifica.
Con la consulenza dell'enologa Paola Rovedo abbiamo scelto cinque grandi vini, con cinque “caratteri” molto diversi, e ne abbiamo fatto i coprotagonisti di questo brillante atto unico, accanto a tre attori e a un musicista che li accompagna dal vivo.
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Anna F. |
autore: |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Bruno Lovadina |
anno:2010 |
attori:Laura Cavinato
Federica Santinello
Fabio Gemo
Stefano Terrabujo |
descrizione:Negli articoli e Nel suo libro “Si chiamava Anna Frank”, Miep Gies, che aiutò la famiglia Frank durante il lungo soggiorno nell’alloggio segreto, racconta di come abbia ritrovato nel rifugio messo sottosopra dalla perquisizione della Gestapo, quel “… quaderno rilegato di cartone che porta il pomposo nome di Diario …” come la stessa Anna lo definì.
Una presenza che non fu per lei solo un oggetto, ma anche la personificazione di una coetanea della quale sentiva la mancanza “…non mi limiterò a scrivere i fatti del diario come farebbe qualunque altro, ma farò del diario “l’Amica”, e l’Amica si chiamerà Kitty”.
Quando il padre Otto Frank, unico superstite della famiglia, uscì dal campo di concentramento, si vide consegnare da Miep il “Diario”, e sicuramente la lettura di quelle pagine gli fece ripercorrere quel lungo periodo fatto di paure, speranze, ansie, desideri.
Da questa considerazione parte l’idea della messa in scena, dove è proprio Otto Frank, che immaginiamo torni a rivedere quell’angusto alloggio, che inizia la lettura del Diario.
Una lettura che attraverso la parola scritta riesce ad evocare l’immagine di Anna; e con lei quella di Kitty, l’amica, l’alter ego, la parte più consapevole di sé.
Abbiamo cercato cioè di immaginarla attraverso le sue parole, che dipingono un ritratto fatto di mille sfaccettature: dalla ragazzina spensierata e civettuola, all’adolescente turbolenta, alla riflessiva partecipe del suo tempo e del suo popolo, alla profonda maturità di una semplice e positiva filosofia.
E ad incarnare questi molteplici aspetti quattro attori, quattro voci, quattro interpretazioni, accompagnate da musiche suggestive e immagini che ne rafforzano e sottolineano il messaggio, creando un momento di grande intensità ed emozione.
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Che favola di Juke box! |
autore:della compagnia |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:della compagnia |
anno:2006 |
attori:Laura Cavinato
Federica Santinello |
descrizione:
La parola “juke-box” evoca immagini d’incontro, di allegria, di condivisione: un tempo i giovani ci si riunivano attorno, inserivano la monetina e scelta la canzone, ascoltavano e ballavano tutti assieme. I suoni e le voci che ne uscivano avevano la magica eco di luoghi distanti. La stessa magia di quando nelle stalle nelle sere fredde d’inverno ci si riuniva per ascoltare il “conto” degli anziani durante il filò. I tempi cambiano, ma la voglia di raccontare e di ascoltare rimane la stessa, anche se adesso forse si ascolta di più e si racconta di meno.
Il meccanismo che mettiamo in atto è proprio quello del JUKE-BOX, solo che invece delle monetine ci sono le lettere dell’alfabeto. Come nella vecchia canzone per bambini ogni lettera corrispondeva ad una parola ( A come armatura, B come bravura, C come canaglia con me verrai in questura, D come diamante, E come elefante…), qui corrisponde all’inizio di una storia e ogni bambino in qualsiasi momento può intervenire per far cambiare la “canzone”.
Un interminabile filo narrativo che parte dalle parole per creare una ragnatela fantastica che contenga tutte le storie possibili, anche quelle ancora da inventare, le fiabe che non esistono ancora.
Da Esopo ai fratelli Grimm, passando ai racconti di Hesse e alla magia delle Mille e una notte, fino alle fiabe moderne di Ende, della Nostlinger, di Dahl senza tralasciare quelle delle diverse etnie, dalle ebraiche alle africane, dalle tzigane alle asiatiche.
Un grande gioco da fare assieme ai bambini, un gioco interattivo nel quale la narrazione può divenire scena, animazione, gioco d’immagine, seguendo la fantasia e i desideri dei più piccoli.
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Il conformista |
autore:lib. tratto da testi di Gaber e Luporini |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Bruno Lovadina |
anno:2006 |
attori:M° Gianluca Magnani
M° Daniele Brignone
M° Enrico Sartori
M° Alessandro Albarelli
Bruno Lovadina |
descrizione:Il Teatro Canzone è una forma espressiva che vanta una storia di grande prestigio e di grande diffusione; nato nel dopoguerra, ha trovato negli “chansonnier” francesi i suoi pionieri: Jacques Brel, Ives Montand, Gorge Brassens, Henry Salvador, Barbara, sono solo alcuni dei nomi nobili di questa atipica esperienza attorale.
L’originalità di questo genere risiede nella contaminazione delle arti, che prima della sua comparsa avevano compiuto percorsi paralleli senza mai incontrarsi in modo strutturato. Ora, per la prima volta, le abilità dei singoli artisti venivano a fondersi in un unico evento organizzato intorno a uno schema lavorativo molto semplice, nel quale ciascuno poteva emergere per peculiarità personali, l’efficacia delle quali non veniva delegata all’impianto scenico, (luci, scenografia, costumi) come nel teatro classico bensì esaltata dall’utilizzo essenziale dello spazio scenico.
Tutta la forza spettacolare si concentrava sulle qualità dell’artista nella scrittura originale dei testi, nella recitazione nel canto e nel ballo.
L’Esperienza italiana in questo originale percorso artistico ha espresso personalità di grandissima levatura, tra le quali emerge con prepotenza la figura di Giorgio Gaber, uomo di spettacolo poliedrico e raffinato che ha saputo condensare nella sua opera arte ed impegno civile.
E’stata dunque una scelta quasi obbligata confrontandosi con questo genere, decidere di rendere omaggio a una figura di tale spessore; lo spettacolo porta il titolo di una sua nota canzone “Il Conformista”, che diventa manifesto della poetica che motiva tutto il progetto: volersi credere capaci di confrontarsi con i propri pregiudizi e il proprio comodo qualunquismo, per arrivare a poterli, se non superare, almeno riconoscere e affrontare.
E così acquista una dimensione del tutto nuova la scelta di prevedere la partecipazione allo spettacolo dei detenuti della Casa Circondariale di Padova in qualità di attori.
Il carcere rappresenta simbolicamente e concretamente il margine della società, e – quando non ignorato in quanto realtà disturbante - è osservato da “fuori” attraverso la lente deformante del luogo comune. Offrire allo spettatore il confronto diretto con chi incarna questa verità, e all’attore – cittadino “sospeso” - la possibilità di tornare ad essere protagonista della propria storia trasforma il palcoscenico in un terreno privilegiato di incontro, conoscenza e dibattito, e restituisce al teatro la sua peculiare valenza di luogo di riflessione e catarsi sociale.
La sfida è quella di creare un’alchimia vincente tra la forza delle parole, la freschezza degli arrangiamenti, l’impatto dell’immagine, creando qualcosa di assolutamente originale pur restando fedeli allo spirito e al messaggio degli autori.
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Arlecchino |
autore:da canovacci della Commedia dell'Arte |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:della Compagnia |
anno:2009 |
attori:Samuele Giovagnini
Federica Santinello
Bruno Lovadina
Davide Bregolato
M° Luca Chiavinato (chitarra barocca) |
descrizione:La commedia rende omaggio a Carlo Goldoni, unendo in un unico intreccio le trame di due dei suoi capolavori, “Il servitore di due padroni” e “La Locandiera” e riorganizzandoli in un canovaccio arricchito da un vasto repertorio di gags e lazzi.
Alla locanda gestita dalla bella e spregiudicata Mirandolina e dal suo servo Arlecchino, da sempre segretamente innamorato di lei, ma incapace di dichiarare il suo amore, arrivano due forestieri: il Capitano Alonso Confusion De Calabraga, uomo d’armi ricchissimo, millantatore e assai rozzo, e il Dottor De Squattrinatis, uomo di scienze, senza un soldo ma coperto di lauree e diplomi.
Entrambi si innamorano a prima vista della bella padrona di casa, la quale non si fa sfuggire l’occasione di ricavare vantaggio dalla situazione: escogita un astuto tranello che le permetterà di approfittarsi delle loro debolezze per appropriarsi dei loro averi e svergognarli pubblicamente.
Naturalmente con la complicità di Arlecchino che, nel frattempo, pensando di guadagnare così un doppio stipendio e lusingato dalla promessa di avere aiuto per conquistare la sua amata, si presta a far da servitore sia al Capitano che al Dottore.
L’intrigo, che provocherà molti equivoci e ancora più guai, si scioglie nella camera di Mirandolina tra urla, inseguimenti e colpi di fioretto…
Impostata secondo gli schemi della classica Commedia dell’Arte, prende spunto e rende omaggio al due utilizzandone gli schemi compositivi riorganizzati in un canovaccio.
Le maschere di Donato Sartori, gli inserti musicali, i duelli, le canzoni, rendono l’insieme una gradevole icona classica ma attualizzata nel testo e nei riferimenti.
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I Monologhi della Vagina |
autore:Eve Ensler |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Barbara Fingherle |
anno:2008 |
attori:Barbara Fingherle
Flora Sarrubbo |
descrizione:Qualche anno fa Eve Ensler chiese a duecento donne di tutte le età, razze, professioni e classi sociali di parlare della propria vagina, poi scrisse dei monologhi ispirati a queste interviste autentiche. Sentendosi troppo coinvolta con questo testo per affidarlo ad un'attrice lo interpretò lei stessa in un teatrino “off off Broadway”.
Il successo fu immediato. Perché questo testo parla delle donne e delle loro paure, ossessioni, tragedie. Ma anche del loro insopprimibile senso dell'umorismo, della loro resistenza e della loro dignità.
E' un atto d'amore, un dono da parte di Eve Ensler e delle donne che hanno regalato le loro confidenze, delle attrici che hanno dato voce a quelle pagine e del pubblico che ha assistito alla piece. Tutte le donne si sono immedesimate con la sofferenza che il testo racconta.
I monologhi della vagina” di Eve Ensler è lo spettacolo che porteranno in scena quattro attrici, quattro protagoniste che riescono a coinvolgere il pubblico miscelando fantasia ed impegno civile, argomenti leggeri e tematiche forti.
Si parte dalla parola “vagina”, termine sicuramente imbarazzante nella cultura popolare, per arrivare a parlare dell'universo femminile e della complessità dell'essere donna a tutte le età.
Questo testo parla delle donne e delle loro paure, ossessioni e tragedie, ma anche del loro insopprimibile senso dell'umorismo, della loro resistenza e della loro dignità.
Un humour trasgressivo ma mai volgare, con il giusto tatto anche quando vengono affrontati temi delicati.
Un testo che, nonostante sia ormai un classico, si sente ancora il bisogno di rappresentare, in un momento storico e culturale nel quale il dibattito sulla parità dei sessi, sui diritti civili, sul libero arbitrio è ancora aperto.
La messa in scena innovativa, che mescola più linguaggi artistici, lo rende comunque una proposta originale e di richiamo, che permette di avvicinare anche a un pubblico giovane.
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Quattro giorni di assoluto silenzio |
autore:Eros Viel |
compagnia: |
tipo: |
regia:Eros Viel |
anno:2006 |
attori:Samuele Giovagnini
Eros Viel |
descrizione:“Se all’inizio di ogni anno noi volessimo dedicare un solo minuto di raccoglimento per ricordare ciascuna delle vittime della strada dell’anno precedente, non basterebbero quattro giorni di assoluto silenzio”.
Come dire che ogni anno, in Italia, più di 6000 persone muoiono in incidenti stradali.
Una percentuale altissima ha un’età compresa tra i 16 e i 30 anni.
Un dato che colpisce per la sua enormità, che porta ad affermare che su questo argomento non saranno mai spese troppe parole, che rende necessario ogni contributo.
Eros Viel è un insegnante di chimica “affezionato a libri musica e montagne“; il suo contributo consiste in un libro pubblicato presso la collana “Paradossi di fragilità” dell’editore Zanetti di Montebelluna (TV) nel dicembre 2001, che ha suscitato notevole interesse ed è stato premiato come “Libro di marca 2001” della provincia di Treviso nel marzo 2002 ed ha vinto il concorso “Premio Arpino” nella città di Brà (CN) nel maggio 2002.
Dalla lettura espressiva di questo libro nasce lo spettacolo, che ha la forma di un monologo, nel quale si intrecciano “quattro semplici storie di quattro semplici ragazzi”, simili a mille altri, con i loro sogni e le loro passioni; quattro storie finite.
All’emozione del racconto si alterna il rigore di dati, numeri, tabelle, a raccontare il disagio per una strada che non è più il luogo fisico della relazione e il topos simbolico della vita, ma è divenuto ciò di cui si può morire.
L’intento è quello di emozionare ma anche di far riflettere: non vuole essere solo un pugno nello stomaco, ma pretende di innescare una riflessione prima ed un comportamento adeguato poi, nella speranza di recuperare l’essenza della vita e la consapevolezza dell’esistenza di una scala di valori.
Un’atipica lezione didattica di educazione stradale e insieme un’”orazione civile”, un’emozionante prova d’attore e un messaggio di profonda speranza, “continuando, nonostante tutto, a camminare sulla strada”.
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Vedrai che è bello vivere |
autore:AA.VV |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Bruno Lovadina |
anno:2008 |
attori:Federica Santinello
Laura Cavinato
Barbara Ammanati
Fabio Gemo |
descrizione:In "Vedrai che è bello vivere" le voci delle vittime, dei carnefici, dei testimoni di una delle più tragiche pagine della Storia si intrecciano, restituendone la drammaticità e l'orrore, ma riuscendo anche a suggerire una possibilità di riscatto, di espiazione, di nuova vita.
La tragedia delle persecuzioni naziste viene ripercorsa attraverso le parole di chi l'ha vissuta, dai primi segnali di pericolo alla liberazione dei campi di sterminio; alle testimonianze si intrecciano i testi, inquietantemente "normali" nella loro burocraticità, delle leggi e le disposizioni che hanno decretato la tragedia, e, in doloroso contrasto, le poesie scritte da alcuni dei 15.000 bambini che dal novembre del '41 al maggio del '45, furono deportati nel campo di Terezin.
Il titolo è proprio la citazione di una di queste, un messaggio di speranza da un mondo che non sembrava poterla più trovare in sé.
Gli attori interagiscono con le immagini e i video curati da Beatrice Mancini proiettati in palcoscenico e con le suggestive musiche selezionate dal Maestro Gianluca Magnani, conducendo lo spettatore in un percorso di grande impatto emotivo, che non cade mai nel pietismo o nella facile commozione, ma che vuole proporre i fatti con la crudezza e la spietata lucidità che li ha caratterizzati nel tentativo di far comprendere l'enormità di quanto accaduto. |  |
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E come potevamo noi cantare - - Storie di Donne, Storie partigiane - |
autore:Federica Santinello |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Bruno Lovadina |
anno:2009 |
attori:Federica Santinello
Laura Cavinato |
descrizione:Le donne partigiane combattenti furono 35 mila, 20.000 le staffette, 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della donna; 4.653 di loro furono arrestate e torturate; 2.750 furono deportate in Germania, 2.812 fucilate o impiccate; 1.070 caddero in combattimento; 17 vennero decorate con la medaglia d'oro al valor militare.
Leggendo questi dati abbiamo deciso di voler parlare di Resistenza scegliendo di ascoltare le voci spesso lasciate in secondo piano: quelle delle donne, e in particolare delle donne che hanno scelto di ribellarsi e di lottare contro il Regime.
Voci da ogni regione, diverse nelle storie, nelle motivazioni, negli esiti, ma uguali nella forza, nel coraggio, nella determinazione.
Accompagnati da documenti d'epoca e inserti multimediali, gli attori rendono omaggio a queste donne, alle loro emozioni, ai loro destini.
"Devo alla Resistenza, alla Rinascita Democratica ed al mio inscindibile ideale di Libertà il desiderio di continuare ad esprimermi ancora con l'azione ed il pensiero per una Società finalmente giusta, Libera ed antifascista, dove l'odio razziale e la prevaricazione rappresentano soltanto il monito di un passato che non deve mai più riaffermarsi."
Ondina Peteani (prima staffetta partigiana d'Italia)
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Sprolico - - parole, opere e genti nel Veneto di Ruzante - |
autore:aa.vv. |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Bruno lovadina |
anno:2007 |
attori:Laura Cavinato
Samuele Giovagnini
Silvio Comis
Federica Santinello
Luca Rodella |
descrizione:Parlando di Veneto del'500 vogliamo rendere omaggio a un'epoca nella quale forte era la consapevolezza in chi ci viveva di stare in "un gran bel territorio", unico, per certi versi, nella nostra penisola: el Pavan, territorio veneziano, teatro di quella grande cultura sociale, politica ed economica che Venezia ha rappresentato; el pavan, terra di contrasti e di contraddizioni, terra ricca che conosce la miseria, terra di nobili e di contadini, di ignoranti arricchiti e di poveri geni; terra fertile e generosa e insieme difficile e dura, terra di conquista e spesso di confine.
Terra di uomini e di donne che si incontrano e si scontrano: tra discussioni sulla lingua, confronti sull'amore e scaramucce su come farsi intendere da un pubblico, un gruppo di guitti tra scherzi, lazzi e musiche conduce il pubblico in un viaggio nel tempo e nello spazio; le lingue si mescolano, non c'è più solo il pavano, il latino, arriva anche il bergamasco e il fiorentinesco, si avvicina inesorabile la Commedia dell'Arte.
I ritmi diventano incalzanti, le gag si ripetono in un gioco d'attore, di fantasia, di maschere, che annullano il tempo che passa e oggi, come ieri, conducono alla festa, festa popolare, festa di borgo, di rione, di quartiere, con canti, balli e divertimento.
Lo spettacolo è un omaggio a Ruzante, il più grande cantore di questo "mondo perduto" ma che ancora sopravvive tra le pieghe della nostra epoca apparentemente così diversa; vuole ricordare anche tutti coloro ai quali lui si ispirò e quanti s'ispirarono a lui. |  |
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