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PRODUZIONI |
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MIO PADRE |
autore:Pierantonio Rizzato e Giancarlo Biancotto |
compagnia: |
tipo:professionale |
regia:Pierantonio Rizzato |
anno:2010 |
attori:Pierantonio Rizzato
Giancarlo Biancotto
Lorenzo Rizzato |
descrizione:A questo progetto teatrale, che nasce anche dal desiderio di ricordare due tra i più grandi scrittori della letteratura moderna americana, non è essenziale la rappresentazione dei “personaggi” che evoca, ma piuttosto il lavoro sullo sguardo, sulla prospettiva.
Citando E. Trevi, l’avvicinamento di Fante e Roth al “mondo” dei loro padri avviene attraverso dei veri e propri “romanzi dei figli”, spacciati per “romanzi dei padri”.
Anche a noi interessa di più lo sguardo disincantato di un figlio che raggiunta attraverso l’età, o le esperienze, una sorta di distanza affettiva, racconta il proprio padre e rielabora la propria vita in una nuova prospettiva.
Roth e Fante al di là della modalità di indagine introspettiva e rielaborativa, trattano il confronto con la figura paterna in modi completamente diversi: più amorevole e comprensivo il primo, più ironico e critico il secondo.
Ma è stato anche attraverso un “terzo occhio”, musicale, che si è concretizzata la drammaturgia dello spettacolo: la storia dei due grandi cantanti e musicisti Tim e Jeff Buckley; un padre e un figlio che a malapena si erano conosciuti, uniti da un terribile destino comune. Un rapporto mancato, inconsistente, che aveva segnato indelebilmente la vita di Jeff, tanto da farlo “….soffrire per gli errori commessi dal padre…”.
Non solo un omaggio a due grandi scrittori, quindi, ma soprattutto un tentativo di raccontare una fase della nostra vita che ci mette a diretto confronto con noi stessi, la nostra famiglia, i nostri padri, i nostri figli.
E’ un confronto lucido, distaccato, che suscita sentimenti e suggerisce nuove prospettive, che ci offre l’opportunità di una rielaborazione della “memoria familiare”, di confrontarci con noi stessi, con quello che siamo e forse con quello che saremo.
Tre drammaturgie che utilizzano modalità di rappresentazione differenti, ognuna caratteristica del racconto che descrive; tre esperimenti di linguaggio che si intrecciano e si fondono per raccontare, in fondo, un’unica storia: quella di un figlio e del proprio padre.
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CARNEFICI E VITTIME |
autore:Lorenzo Rizzato |
compagnia: |
tipo:non professionale |
regia:Lorenzo Rizzato |
anno:2010 |
attori:Chiara Turatello, Carla Patrizia Dani, Serena Andreasi, Maria Bettella, Margherita Milani, Enrico Soncin, Samuele Trestini, Daniele Ferrari, Andrea Tonin |
descrizione:Con questo spettacolo il T.P.R.-C.U.T. intende omaggiare uno degli artisti più eclettici e visionari della seconda metà del ‘900, Rainer Werner Fassbinder.
Con le sue opere teatrali e cinematografiche ha influenzato tutta una generazione di autori, registi, attori.
Con la sua scrittura teatrale dal sapore cinematografico, ma con riferimenti precisi al teatro classico, Fassbinder ha introdotto un nuovo metodo drammaturgico di analisi e critica del presente, della società, dell’uomo.
Riproponendo i temi generali della sua opera, il T.P.R., convinto della modernità e validità del linguaggio fassbinderiano, ha cercato di cogliere il clima e le atmosfere di una drammaturgia ancora tutta da scoprire, cercando anche nella recitazione -adottando una scala di espressioni comprese tra il freddo codice realistico e una gestualità affettata con precisi riferimenti allo straniamento brechtiano- di assumere quei codici che Fassbinder e i suoi attori avevano utilizzato.
Lo spettacolo:
Un’umanità estenuata, ottusa, incarognita nelle proprie ossessioni e meccanica nella violenza, irrimediabilmente lacerata in oppressori e oppressi, occupa gridando, imprecando, lamentandosi e borbottando una scena cupa, allucinata e cruenta ma mai grandguignolesca.
Questa in definitiva è l’atmosfera che si respira durante lo spettacolo, che suddiviso in tante scene, cerca di raccontare alcune storie di umana sopraffazione e crudeltà con lucida e innegabile attualità: dall’immigrato che viene emarginato e picchiato e che a sua volta si fa razzista nei confronti di altri immigrati, alla tragedia “dentro le mura domestiche”.
La travolgente diversità del crimine, dunque.
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